Architettura Dorica nell’Occidente Greco – Interventi Pilota di Restauro e Recupero nei Templi “C” ed “E” di Selinunte (TP)

Il progetto ha riguardato il restauro delle superfici lapidee e delle strutture del colonnato nord del tempio C e il recupero delle integrazioni nel tempio E, all’interno del Parco Archeologico di Selinunte.

Il progetto, che è stato mirato al restauro di porzioni dei due monumenti, ha contestualmente voluto ricercare quale ulteriore obiettivo, la messa a punto delle operazioni più idonee per la conservazione degli stessi, sia dal punto di vista delle superfici costitutive che dal punto di vista strutturale.

Esso rappresenta un importante intervento che si può definire un vero e proprio “laboratorio aperto” per il restauro e la conservazione dei monumenti selinuntini.

Restauro del Tempio “C”

Il tempio “C” si presentava nel suo stato di rudere con molti processi di degrado tali da richiedere un urgente intervento per la conservazione delle superfici lapidee originarie e la messa in sicurezza delle parti strutturali, riguardanti in particolare la stabilità delle colonne e degli architravi.

Il progetto, per quanto riguarda il tempio “C”, è stato basato principalmente sulla valutazione dei processi di degrado superficiale riscontrabili sulla porzione di peristasi settentrionale del tempio e dei relativi materiali di cui esso è composto.

Dall’interpolazione di questi due cruciali dati di analisi e degli altri elementi diagnostici è scaturita una matrice di superfici caratterizzate omogeneamente sia per costituzione materica che per stato di conservazione.

A ciascuna di queste zone uniformi sono state abbinate una serie di singole lavorazioni di restauro (lavorazioni base) definite sulla scorta dei differenti materiali (pietra, laterizio di integrazione, stuccatura, ecc.) e delle varie forme di alterazione, secondo un’attenta analisi dei risultati diagnostici.

Le lavorazioni base sia quelle corticali che quelle strutturali, sono state suddivise e ripetute, per ciascuna zona omogenea e in base al tipo di degrado presente (ad ogni alterazione è stata associata una o più lavorazioni base), così da rendere completo l’intervento di restauro per ogni superficie del tempio.

Ogni categoria è stata distinta dalle altre per le diverse lavorazioni (dovuti alla presenza di diversi materiali o degradi) o per quantità delle medesime lavorazioni: ad esempio, per forme di degrado più o meno accentuate o per materiali più o meno diffusi. Dai dati di analisi, interpolati secondo la descrizione appena data, sono scaturite 10 zone omogenee, dunque, 10 categorie omogenee di intervento.

Restauro del Tempio “E”

La parte relativa al restauro del Tempio “E”, è stata suddivisa in due specifiche categorie operative.

Uno degli interventi ha interessato l’intera superficie del tempio, l’altro, invece, molto interessante dal punto di vista scientifico, ha riguardato limitata zona individuata quale area campione.

Gli interventi individuati per il tempio “E” dai progettisti sono stati i seguenti:

  • Restauro delle integrazioni in calcestruzzo e in corrispondenza dei fenomeni di perdita di materia, esteso sulla totalità delle superfici del tempio;
  • Intervento “pilota” localizzato in un’area campione sulla quale è previsto si portino a compimento tutte le fasi di restauro.

L’intervento pilota è stato localizzato nell’angolo Sud-Ovest, un area ritenuta rappresentativa di tutte le problematiche di degrado presenti nel tempio. Tale area è stata utilizzata dai progettisti per mettere a punto tutti i protocolli operativi per predisporre un intervento generale di restauro sul tempio in una superficie sufficientemente ampia per consentire una valutazione delle valenze formali dell’intervento campione.

L’altro intervento, quello più generale, si prefiggeva lo scopo di rallentare i fenomeni di perdita e caduta del materiale d’integrazione, al fine di scongiurare evidenti pericoli per le strutture del monumento e per i visitatori (l’interno del tempio è visitabile).

Contemporaneamente si è cercato di ridurre la superficie esposta agli agenti atmosferici e di rallentare o interrompere il degrado causato dai numerosissimi, e spesso dannosi interventi di restauro subiti dal tempio nel passato.

L’intervento non voleva essere risolutivo, ma è stato pensato cercando di utilizzare al minimo materiali non tradizionali e, soprattutto, materiali che possano rivelarsi adeguatamente resistenti.